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 sedute passate

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MessaggioTitolo: sedute passate   sedute passate EmptyVen Ott 07, 2011 10:06 pm

I nostri si trovano ora nel paese di Rocca al Ponte.
All'ingresso del paese conoscono Baba Yaga, la strega del bosco, personaggio enigmatico (parla con una gallina che predice il futuro). La strega fa loro alcuni doni, invitandoli a tornare dai lei quando vorranno.
In paese, dopo un'accoglienza molto festosa, avvenuta durante la pubblica maialatura di svariati porci sulla pubblica piazza, i nostri si sono trovati invischiati in una storia veramente sordida, che sembra legata all'incredibile abbondanza alimentare che connota il paese, legata alla mitica figura del barone Nenad Viekosljav, rinchiuso nel suo nero castello da quando le tre figlie son morte di una strana malattia.
Il fabbro locale, Iztok, è infatti impazzito, ed ha mangiato sua figlia, per poi strapparsi tutti i denti con le tenaglie roventi ed aggredire i pg nella locanda, finendo ucciso dal (mitico) nano Faren.
Svolgendo indagini sul pover'uomo i pg hanno scoperto sul suo corpo, marchiato a fuoco, il simbolo di un uomo dalla testa di lepre.
Lo stesso simbolo della bottega chiusa che sta nella piazza : "La Bottega degli Errori". La Bottega apparteneva a un certo Hamlin ( ) uno strano mercante che però se n'è andato più d'un anno fa. I nostri forzano la porta, ma all'interno sono aggrediti da marionette portate in vita da qualche strano incantesimo. Una stanza segreta con un leggio vuoto ed uno strano violino dal pessimo suono sono tutti ciò che trovano.
Fanno poi conoscenza con Dragutin, il mastro di caccia del Barone (suo braccio destro in città) e della sua muta di cani da caccia. Costui si rivela piuttosto scontroso nei confronti dei pg ed ha inizia a gettare sospetti sulla vecchia strega, scesa in città ad incontrare alcune persone, fra cui il fabbro, solo il giorno prima del fatto.
Il giorno dopo un'altra tragedia: Kazimir, il farmacista uccide avvelenandoli tutti e sette i suoi figli. I nostri inziano anche qui le indagini (pure sul corpo del farmacista viene trovato il simbolo della testa di Lepre) ma di nuovo giunge Dragutin, che si scontra, a parole, coi nostri. Dopo che i molti bambini accorsi fuori dalla caas del farmacista iniziano tutti assieme a cantilenare un sinistra filastrocca, il cacciatore parte, seguito dai suoi cani, alla volta del bosco. I nostri lo seguono e lo raggiungono proprio mentre sta assalendo la strega Baba Yaga, da lui ritenuta colpevole (aveva incontrato anche il farmacista). Segue scontro con cacciatore e cani. Dragutin muore, non prima di aver ucciso la strega e di aver aperto sul petto del mezz'elfo Zerth un bella cicatrice anca-spalla. Anche il Cacciaotre ha il simbolo della testa di Lepre. I nostri fanno appena in tempo a vederlo, perchè poi i cani rimasti in vita iniziano prima leccare poi a mangiare il corpo del padrone, divorandolo tutto, tanto che alcuni di loro muoiono per aver mangiato troppo.
I pg tornano in paese dove trovano l'atmosfera molto cambiata. La festa di due giorni prima è un lontano ricordo. Tutto è sprangato, le finestre son buie, nessun rumore. Anzi uno si. Un sferragliare di passi, che ben presto rivela la sua origine. Venti armigeri recano ai nostri un invito a cena per quella sera da parte del barone. L'invito, più volte richiesto dagli eroi anche a Dragutin, smebrava fino ad opra impossibile da ottenere.
I pg si ritrovano dunque nella sala da ballo del Barone, immensa illuminata a giorno, dove decine di persone elegantissime stanno danzando alla musica prodotta da un grande organo barocco. Il problema è che sembra tale organo si stia suonando da solo. Incuriosito l'haflinh bardo Garleth tocca i tasti. Subito le figure danzanti iniziano a dissolversi e a venir risucchiate dalla canne dell'organo, un vento freddo invade la stanza. terrore. Dopo alcuni secondo però tutto torna normale, tranne che la stanza adesso è vuota.
Dal fondo giunge un sommesso piagnucolio condito dai lamenti d'una voce pastosa.
i nostri si avvicinano. C'è un grosso letto a baldacchino, chiuso da drappi, da cui esce una tavola apparecchiata di tutto punto. Il letto è occupato dal barone, una figura grassa in maniera indegna, da larga, dagli occhi porcini e dalle bocca piccola. Egli è bloccato dal suo stesso peso sul baldacchino e spostato da una parte all'altra del castello su di esso, come fosse una portantina.
Mentre si inizia a servire la pantagruelica cena, il Barone rivela i nostri il motivo dell'invito, senza, ovvio, mai smettere di magiare. Il castello e così la città, è infestata dagli spiriti delle figlie. O meglio dalle due figlie maggiori che hanno posseduto la sorella minore, ancora viva, ma nascosta da qualche parte ignota nelle segrete del castello. Le figlie sono morte di una strana lebbra e si stanno così vendicando del padre che non ha saputo curarle. Prova della maledizione è anche il fatto che le mitologiche scrofe allevate nel castello, ormai da mesi generano pochissimi figli e quei pochi li divorano loro stesse.
Al momento del dolce (una torre di bignè ricoperti di cioccolato con cui il Barone gioca, togliendo prima quelli alla base senza far cadere l'intera struttura) il Barone viene al dunque: vuole che i pg trovino sua figlia più piccola e la uccidano, liberando così lui e il paese dalla maledizione.
il compenso: 1000 monete d'argento e qualsiasi cosa vogliano prendere dalla sua sterminata biblioteca.
I pg accettano e si prendono la notte per elaborare un piano...
Il patto viene suggellato da un brindisi con dell'ottima grappa di grappe (dislessia tipica dei master)
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MessaggioTitolo: Re: sedute passate   sedute passate EmptyVen Ott 07, 2011 10:10 pm

eravamo rimasti dopo la cena con Ciccio Barone.
I nostri (un po' di nomi peraltro: Faren, guerriero/ladro nano, Takas, ranger umano, Zerth, mezz'elfo psionico, Umi, monaca umana, Rajo, mago umano, Vlad guerriero Mezzo-Vistano , Garleth bardo halfling. Questi quelli presenti ieri) si preparano passano dall'armeria del castello (gestita da un cosacco zoppo) e poi si addentrano nelle segrete. L'entrata alle suddette è vigilata da un drappello di 5 cosacchi,, il cui avamposto emerge nel buio come la scena di un dipinto ad olio. I soldati sono ormai al limite della follia. Troppi loro compagni sono stati risucchiati in quel gorgo oscuro per non più tornare, troppe cose folli si odono la notte oltre la pesante porta chiusa da quattro chiavistelli e una sbarra. Quando il nano offre loro un sorso di grappa, ci si avventano come iene.
Riluttanti, i soldati osservano il maggiordomo di corte aprire la porta, sul lato esterno coperta di profondi graffi, e i pg svanire inghiottiti dal buio.
I sette avanzano su pavimento di roccia ricoperto di muschi e licheni che si ritraggono sotto i loro passi, quasi fossero senzienti. La paura si fa però strada fra i nostri quando al molliccio disfarsi dei licheni si sostituisce, sotto i loro stivali, un frantumarsi come di legna secca. Qualcosa rimane incastrato attorno al piede del nano, che, guardando con la torcia, scopre trattarsi di un cranio.
Una distesa di ossa, vecchie spade e scudi, si apre davanti a loro. Scrutando, Takas scopre che uno degli scheletri ha proporzioni non umane: il cranio più sottile, femore molto più lungo e..artigli, uno dei quali piantato nel muro. Non fa in tempo a voltarsi per mostrare la cosa ai compagni che 5 creature alate piombano addosso al gruppo. Sono esseri glabri, con una pelle molliccia aderente a un corpo rinsecchito e grandi ali da pipistrello. Uno di essi è subito abbattuto da GArleth con una frecciata, ma poi lo scontro si fa duro (grazie soprattutto a MasterDario che caga 7 20, sui 15 tiri, e prego il notaio Sarti di confermare) Alla fine i nostri prevalgono, ma le ferite sono tante soprattuto per Rajo, che ha una coscia aperta da un morso e per Zerth. Spettacolare Faren come al solito: stordisce uno degli esseri lanciandogli la grappa sul viso e poi lo afferra per mandibola e mascella spaccandogli la testa in due a mani nude.
Curatisi, i 7 riprendono a camminare. Lo spettacolo se possibile, peggiora. Appesi al muro dei grandi bozzoli verdastri e chitinosi dentro cui stanno ancora vivi, ma col corpo reciso a metà, decine di cosacchi del barone. Tutti gli uomini spariti quaggiù. Dai bozzoli si dipartono svariati budelli di materia organica che strisciano lungo i muri. I nostri non comprendono finchè non si trovano di fronte a un essere la cui assurda orripilanza va oltre la loro possibilità di comprensione. Ha il corpo che vagamente ricorda quello di una donna, con seni una volta grandi appassiti sul torace gonfio. La testa ha una minuscola bocca su un minuscolo mento, ma poi si allarga oltremisura per ospitare decine di occhi piatti e miopi, alcuni dei quali posti in fondo a peduncoli vivi. Il tutto è avvolto in due grandi ali arancioni, bianche e nere, sgargianti, ma mollicce e cadenti, parodia della bellezza svanita di una farfalla. L'essere è collegato ai budelli che dipartono dalle sacche appese al muro. Le gambe rachitiche ospitano fra di sè una fessura sproporzionata, che si ritrae e si espande come dotata di vita propria. la vagina più orrenda che si sia mai vista.
Il corpo dell'essere inizia a essere sconvolto da fremiti via via sempre più veloci, mentre questi emette grida di dolore acute e strazianti, finchè dalla grande vagina non esce, ancora avvolto nella placenta bianchiccia, uno degli esseri alati che hanno attaccato i pg in precedenza. Uno dei tubi attaccati al corpo della madre si stacca e lascia cadere a terra un pozza di denso, granuloso liquido bianco. L'essere ancora cieco si trascina verso il suo primo nutrimento, lasciandosi dietro una scia di placenta fetida, ma proprio mentre vi intinge le labbra, un affilato pugnale gli perfora il cranio inchiodandolo a terra. All'altro capo dell'arma, Faren il Nano.
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MessaggioTitolo: Re: sedute passate   sedute passate EmptyVen Ott 07, 2011 10:11 pm

L'orrenda creatura si contorce e si lamenta, piangendo la morte dei propri figli.
"Se tu la figlia del Barone?" chiedono i pg (a cui si è aggiunta Lamas, monaca umana) rigirandosi le armi fra le mani, pronti a colpire.
"Mia figlia è la figlia del Barone" I nostri capiscono di trovarsi di fronte alla madre, impazzita e orrendamente mutata.
"Dov'è tua figlia?"
"E qui, dentro di me”,
A queste parole l'essere spalanca la sua vagina, facendola divenire enorme, un varco capace di far passare un uomo.
"Venite, venite," mormora l'essere. Lamas, Vlad, Umi, Takas, Rajo iniziano ad andarle incontro, mentre Faren e Garleth rimangono fermi. Lamas è la pèiù convinta di tutti e viene inghiottita dall'essere, sparendo alla vista dei compagni.
la scena provoca profondo ribrezzo in Faren, che si avventa sui cordoni che uniscono la madre al soffitto della caverna, iniziando a reciderli. L'essere grida di dolore, finchè uno dei tentacoli non si avvolge attorno alla gola e al corpo del nano impedendogli di proseguire l'opera.
"Io non voglio farvi del male. Se volete mia figlia, dovete cercarla dentro di me, perchè ogni figlio rimane dentro la madre anche dopo esserne uscito"
Capendo che non c'è altra via da seguire, anche Garleth e Faren entrano nell'essere, e cadono nel buio.
Si ritrovano, coi loro compagni in una semplice stanza chiusa da una porta. La porta ha quattro serrature, una per lato. Il nano tenta di scassinarne una ma la porta gli risucchia il grimaldello.
"Una porta affamata!" pensano i pg. E le danno un pezzo di carne secca. La porta lo mangia, ma non succede altro. Umi tenta di darle delle mele, ma la porta non apprezza la frutta. Lamas si taglia un dito e le lancia una goccia di sangue. Da una delle serrature esce una lingua e prende al volo il sangue, ma Faren afferra la lingua e inizia a tirarla. Alla fine questa si strappa, rivelando all'altro capo di se stessa, un aquilone rotto.
La porta rimane chiusa.
"Qual'è il primo modo in cui si apre una porta?" suggeriscono allora i Master al gruppo.
"Scassinarla!" "No" "Sfondarla!" "No" "Spingerla" "No" "Bruciarla!" "No". I master sono in preda alla disperazione, quando finalmente Umi dà un risposta geniale "BUSSARE!” . Scoppiando a ridere i Master decidono di premiarla, e dopo che la monaca ha bussato, la serratura di sinistra scatta, rivelando uno sgabuzzino. Scope, granate, cassette, secchi rotti, coperte bucate, quadri brutti, mestoli, pentole, lampade. E, in fondo infondo, un ripiano pieno di vecchi giocattoli. Un orsacchiotto con un occhio penzoloni, una bambola con un braccio rotto, una trottola senza più la sua corda. Delusi i pg decidono di non entrare e richiudono.
I Master ci riprovano.
"Allora, qual'è il metodo più veloce di aprire un porta?" Silenzio. Forse qualcuno sta pensando "abbattere il muro intorno a testate" ma non parla. Infine, la voce del mezzo-vistano Vlad sussurra "Usare la chiave?"
Applausi a scena aperta, lacrime di commozione. I pg frugano fra i loro equipaggiamenti e proprio il vistano scopre la chiave trovata al collo della figlia (smembrata) del fabbro.
Usandola, la serratura superiore come per magia si apre. Dall'altra parte, un calda, accogliente, bianca terma. I pg, ancora sporchi delle secrezioni vaginali della farfalla vi si immergono felici, tranne il vistano, che ormai non si fida più nemmeno della sua ombra. L'acqua solforosa li lava e li guarisce. Ispezionando un po' la terma i nostri scoprono che i muri sono incisi con formule matematiche. Le studiano. Sono tabelline. Difficile da capire, ma i pg in fondo ci si concentrano poco, perchè qui si sta bene. Tanto bene da non voler più uscire. Vlad prova a chiamarli, ma niente. Alcuni tentano di alzarsi, ma scoprono di avere gambe e braccia attaccate al corpo da una sostanza trasparente e membranosa. Placenta. Faren e Lamas riescono a liberarsi e aiutano anche gli altri ad uscire. Fuori dalla terma, i pg scoprono che loro ferite sono scomparse.
Adesso è il turno della serratura inferiore. Apertala si ritrovano in uno spoglio ambiente di roccia al cui centro sta un altare. Esso è concavo in superficie, sì da ospitare uno specchio d'acqua in cui sta immersa, dormiente, una sirena. Nessuno sa bene che fare, quando Vlad si ricorda della vecchia favola della bella addormentata, e pensa che quella sirena gli ricorda proprio la bella della favola, e si china per baciarla a fior di labbra. La sirena apre gli occhi, gli sorride. "Grazie" mormora. "Vieni con me, devo mostrarti una cosa" dice tendendo una mano. Senza ascoltare i compagni che lo sconsigliano Vlad, si immerge nella pozza d'acqua scoprendo un mare sotto di essa.
"Chi sei?" chiede Vlad "Io sono io che sogno me stessa. Sono la figlia che non è mai divenuta madre, e questo corpo rappresenta il fallimento della natura, poichè da esso niente si può generare"
Una piccola luce appare sul fondo del mare. Una candela brucia sott'acqua, illuminando i mobili di una cameretta disposta sulla sabbia. Due letti immacolati, una culla. Un tavolo, un cassettone.
"Questo è il luogo che devi trovare. Fallo e troverai la vera me" I due si guardano per un attimo in silenzio. "Grazie - prosegue lei - mi hai dimostrato che avere una vita sarebbe stato possibile." La sirena lascia Vlad e si va ad infilare nella culla, mentre il vistano risale in superficie, dove comunica l'accaduto ai compagni.
Non resta che aprire la serratura di destra.
Aprirla, e ritrovarsi nel cavo d’un albero. In alto, uno strappo di cielo azzurro. I nostri si arrampicano ed escono da una fenditura del tronco. Attorno a loro una foresta di castagni. Pulita, ordinata, pervasa di sottile nebbia dorata.
“Sembra finta” mormorano i pg. Non finiscono di parlare, e il cielo azzurro si fa scuro. Rapida sale un luna gialla e piena. Troppo rapida.
Qualcuno s’avvicina all’albero. Ne strappa un pezzo di corteccia.
“Decisamente non è legno” dice il master
“Bensì?”
“Cartapesta”
Fra lo stormire delle chiome risuona allora un voce cavernosa.
“Chi entra nelle mia foresta?”
“Chiunque sia il signore di qesto luogo tanto strano, sappia che vogliamo solo attraversarlo”
“Dovete attraversare la mia tana. Ma serve un pedaggio”
“Cosa?”
“Carne. Il Signore ha fame”
Zerth toglie dallo zaino il grande prosciutto preso dalle cucine del castello e lo lancia nel folto degli alberi. Non fa in tempo a toccare terra. Una grossa figura nera scatta rapida come corda di balestra lo afferra al volo e sparisce.
I pg intuiscono solo trattarsi di una immensa fiera.
“Buona. Ma non abbastanza” dice ancora la belva.
“Non abbiamo più carne, ci dispiace”
“Oh si che ne avete, guardate bene”
I pg si guardano, controllano. Ma non, di carne non ne hanno più.
“E dove sarebbe questa carne?”
“Attaccata alle vostre ossa”
Attimo di sgomento che coglie tutti ma non Garleth. L’ halfling facendo la rapida somma fra il pericolo incombente e la particolare natura della foresta, trova rapido una soluzione. Incendia tre frecce e le spara nel bosco. Meno d’un immobile secondo, e la cartapesta avvampa. Un incendio di proporzioni smisurate.
“CHE COSA AVETE FATTO!” grida la belva uscendo da dietro i castagni. Un gigantesco lupo nero, con più ciuffi gia color rosso fiamma.
Il lupo si scaglia contro di loro spalancando le fauci, ruggente, per un attimo, incrocio fra lupo e drago delle fiabe.
Con orrore i pg vedono , sotto il corpo animale consumato dal fuoco, rivelarsi un’altra figura. A pochi passi da loro l’apparenza di belva è ormai del tutto scomparsa, sotto di essa qualcuno ben conosciuto. Dragutin il cacciatore. Con passo deciso cammina verso di loro in un turbine di fiamme. Quando giunge a pochi metri Lamas fa un passo avanti, estrae la spada, la fa roteare due volte sopra la testa e con un fendente divide in due il cacciatore.
Poi si volta indietro, mentre gorghi di fiamme mugghiano dovunque.
“Troviamo la tana, svelti!”
I gruppo corre all’impazzate nel bosco che brucia. Dopo poco vedono la nera entrata di una caverna. Con ultimo sforzo tutti riescono a raggiungerla, mettendosi in salvo. Tutti tranne Faren. Il naano è imprigionato fra due tronchi ardenti.
Lamas salta oltre gli alberi in fiamme. Il nano la guarda senza capire, finchè Lei non lo afferra e lo lancia oltre gli alberi in fiamme,al sicuro, dove lo raggiunge con altro balzo.
I nostri si voltano verso la foresta, ridotta a una grigia distesa di cenere. Davanti a loro l’oscurità totale della caverna. I pg vi camminano dentro per un periodo che pare infinito. Ogni riferimento, ogni realtà scompare. Attorno solo il buio.
Finche, là in fondo, non scorgono un piccola luce tremolante. Si avvicinano. La luce dipinge riflessi opachi sul legno di alcuni mobili. Un tavolo. Un cassettone. Due letti. Un culla. Un posto che Vlad ben conosce.
“Ci siamo” dice.
Quella in cui si trovano adesso è la camera delle tre sorelle, come la sirena l’ha mostrata la vistano. C’è solo un piccola differenza. Sopra la culla è appeso un giocattoli, uno di quei pendagli con una serie di piccole figure attaccate, con un cordicella nel mezzo che se la tiri si ode un musica dolce.
“Quali sono le tre figure?” chiedono i pg ai master
“Semplice: una farfalla, una sirena, un lupo”
“Ah”
Vlad tira la cordicella. Alcune semplici note.
“Chi c’è?” biascia un voce profonda che sembra provenire da dietro il cassettone.
I pg spostano il mobile e si trovano di fronte una grande bocca, con labbra vermiglie e denti candidi, che emerge dal muro.
“Questo mondo onirico mi ha rotto” dice il nano.
“Eppure – ribattono i master – Adesso che ci pensi senti il tuo corpo più pesante, senti la fatica più vera. E anche la materia attorno a te non ha più quella parvenza effimera che aveva nella foresta o nella Cripta della Sirena. In parole povere sei convinto di essere tornato nella realtà. Che comprende anche la bocca davanti a te”
La quale, ha appena rivelato come la figlia del barone si trovi oltre di lei, che, in sostanza, l’ha inghiottita.
“Datemi qualcosa da mangiare e vi faro passare senza masticarvi”
Ma i pg sono stanchi di fare da pranzo alla gente , e mentre la bocca parla le infilano le spade sotto il palato, cosicché non possa più richiudersi. Nel frattempo il nano le spacca tutti i denti.
A quel punto le scivolano in gola e poi giù per uno stetto budello carnoso, per essere sputati in un grande caverna. Dovunque vi sono tavoli e mensole ingombri di alambicchi, mortai, fornelli, pentole, padelle, calderoni. Su un grande ceppo è conficcata un grande mannaia, dalla lama rilucente e pulita. C’è poi un grande vasca brodata di riflessi violacei, e più oltre un leggio vuoto. La caverna è buia, anche se centinaia di candele spente e consunte incrostano nicchie nei muri.
Qualcosa si muove sotto uno dei tavoli. E’ sporco, incrostato di sangue, menomato.
E’ un fagotto di stracci? E’ un animale, forse uno dei porci del barone?
No è una bambina.
O quel che ne rimane.
La poveretta è infatti priva di un piede, e di una mano, mentre nell’altra le restano solo due dita: il pollice e il mignolo. La parte destra del volto è deturpata anch’essa, dall’angolo della bocca all’orecchio, mancante anch’esso, le stata asportata la carne della guancia. non ci sono neanche l’occhio sinistro e la punta del naso.
I pg si ritraggono con le viscere annodate sullo sterno. Solo Umi, si china sorridendo verso la bimba e le offre una mela. Senza esitare lei la afferra e con difficoltà la porta alla bocca e la divora. Subito Umi ne offre un'altra, ma questa volta la bimba, dopo un rapido morso si volta verso il buio alle sue spalle. Da esso ergono quattro manine spettrali. Tentano di afferrare la mela, ma essa scivola fra le loro dita eteree.
Con le labbra tremanti Umi chiede “Sono le tue sorelline quelle?”
La bambina annuisce in silenzio.
“Non puoi parlare?” La bambina scuote la testa, poi apre la bocca, rivelando la lingua recisa.
Umi volta la testa inorridita. Ed è in quel momento che dal soffitto della caverna giunge uno sferragliare di catene che come una risata isterica riecheggia tra gli anfratti della roccia.
La bambina fugge nel buio correndo gattoni, mentre gli spiriti delle sorelle si proiettano come ombre sulle pareti di pietra, agitati e frementi.
I pg non sono sicuri, ma le pantomime dei loro volti fantasma sembrano piangere.
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MessaggioTitolo: Re: sedute passate   sedute passate EmptyVen Ott 07, 2011 10:14 pm

PREMESSA


Prima di partire con ulteriore riassunto, è necessario far luce su un aspetto dell’avventura che nel primo riassunto avevo trascurato.
Il paese di Rocca al Ponte si chiama così perché costruito su isola fluviale. Vi si arriva attraversando un ponte sovrastato dalla grande statua di un angelo. Attraversato il paese si trova un altro ponte, che lo collega alla rocca su cui è posto il castello del Barone. Questo ponte è sormontato dalla grande statua di un diavolo. Le due statue si fronteggiano.
Secondo la Leggenda l’Angelo e il Diavolo avrebbero fondato secoli addietro il paese, e si contendono da sempre la sua anima.
Ora, dopo aver ucciso il cacciatore Dragutin, che aveva a sua volta ucciso la strega, i pg hanno frugato nella capanna di quest’ultima, trovandovi una candida piuma bianca di proporzioni spropositate. La piuma dopo alcuni passaggi di mano, orna ora il cappello del bardo Garleth.
Tenete a mente ciò.



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Al fine, ciò che il rumore di catene annunciava, giunge. Il pesante letto a baldacchino del Barone si poggia sulla nuda terra della caverna.
«Grazie per averla trovata, ora, non dovete fare altro che consegnarmela, e avrete la vostra ricompensa» dice, estraendo da sotto le coperte un pesante sacca colma di monete d’argento.
Gli spiriti della sorelle morte gridano e si lamentano, ma come riscoprendo la sua perduta patria podestà il barone grida «Via, esseri malvagi! Mi avete rovinato la vita, voi e quel mostro avete distrutto la felicità di questo paese» E poi di nuovo rivolto ai pg «Portatemi la bambina»
Zerth fa un passo verso la bimba per afferrarla, ma Umi si mette nel mezzo. Qualche sguardo, pochi secondi, ed è chiaro: il gruppo è spezzato in due.
Umi, Rajo, e Vlad, convinti che sia il barone il cattivo di tutta la storia, fanno scudo alla bambina.
Takas, Garleth e Zerth, vogliono le loro 1000 monete d’argento.
Faren rimane a mezzo, non capendo bene.
Il secondo terzetto sembra il più agguerrito. Garleth estrae il flauto e inizia a intonare una melodia. Vlad si sente confuso, inizia a camminare verso gli amici/avversari. A metà strada si ferma, conteso.
Anche Umi sembra caduta preda dell’incantamento del bardo e barcollando si avvicina a Garleth. A un passo da lui, però, si risveglia di botto, gli strappa la piuma bianca dell’ Angelo/strega dal cappello, e con un balzo recupera la sua posizione. Umi ride, e tutti la guardano come una pazza.
Ma la ragazza, a quanto pare sicura di ciò che fa, stringendo la piuma con entrambe le mani, inizia a cantilenare. Dopo alcuni secondi gli spiriti delle sue sorelle morte appaiono accanto a lei.
E dopo di loro altri spiriti, nati dal fumo delle candele, giungono a formare una piccola corte attorno alla giovane. Il volto del barone è una maschera immobile, fissa sugli spettri.
«No…voi…no, non è possibile» mormora.
In prima fila fra gli spiriti, un piccolo uomo dal naso aquilino su cui poggiano due lenti rotonde. Con un inchino appena accennato, lo spirito sorride a Umi, e poi si lancia verso Zerth. Il mezz’elfo è colto di sorpresa. Lo spirito, come fumo, gli penetra nelle narici, in bocca, nelle orecchie, fino alla mente, portando una visione.
Il piccolo uomo è seduto a un tavolo, intento a tracciare le linee di una grande mappa a lume di un candela. Ma la candela proietta un ombra. E a condurre quell’ombra è Dragutin il cacciatore. In silenzio, cinge la gola dell’uomo, lo strangola. Zerth è invaso dalla sofferenza, ma reagisce, ed espelle lo spirito. Mentre si riprende vede i suoi compagni Takas e Garleth. Hanno gli occhi bianchi, all’indietro, sono posseduti anch’essi. E gli spiriti delle due sorelle sono spariti.
Katarina, la sorella più grande, è nella mente di Takas, e sta correndo su un prato verde. Il Barone suo padre l’attende a braccia aperte. Katarina si getta nel grande corpo paterno. Lui le sorride, lei ricambia. E’ felice, finchè una daga non le perfora i polmoni giungendo fino la cuore.
Anita, la sorella di mezzo, è nella mente di Garleth. Nuota in uno stagno. Suo padre le sorride dalla riva.
«Conta quanto riesco a stare immersa!» dice lei.
«Va bene amore» risponde lui. Anita, gonfia le guance e s’immerge. Riemerge dopo lunghi secondi.
«Allora?» chiede
«Sei stata bravissima, hai meritato la sorpresa che ho qui per te» il padre allude alla mano che tiene dietro la schiena.
«Cos’è?» chiede Anita.
Veloce il Barone rivela la pietra stretta nella mano e l’abbatte sul cranio della figlia.
Quando anche le loro visioni finiscono tutti gli sguardi sono rivolti sul Barone. E sono sguardi d’odio.
Il grasso tiranno sfodera da sotto le coperte un grosso libro nero inizia a salmodiare oscure parole.
La sua carne inizia a ribollire, sussultare. Il suo corpo, si gonfia, s’ingrossa. Il letto si spezza sotto il peso eccessivo. Il Barone lascia cadere il libro e i pg si trovano di fronte un gigante di grasso, dal corpo ricoperto da una spessa patina d’unto. Un Golem di Ciccie Pencolanti. Afferrando la grossa mannaia, il mostro si lancia sui pg. Questi rispondono, ma le loro frecce vengono inglobate e risputate dalla ciccia. L’unica parte vulnerabile, come dimostrano due dardi scagliati da Garleth, è la testa.
Vlad e Zerth iniziano ad arrampicarsi sulle catene da cui è sceso il baldacchino, per colpire dall’alto.
Ma chi fa più male all’orrida creatura è ancora Umi. La piuma d’Angelo s’accende infatti d’un sacro fuoco che non la consuma, ma che riveste il dardo scagliato contro la bestia. Il proiettile recide l’orecchio sinistro e scarnifica il volto.
In preda la dolore l’essere reagisce spazzando la stanza con la mannaia. Ferite un po' per tutti.
Intanto Rajo riemerge dal tavolo sotto cui si stava nascondendo e corre verso il libro lasciato cadere dal barone. Lo apre. La prima pagina reca la scritta:


Ex Libris

“Bottega degli Errori”

E sotto il simbolo con l’uomo dalla testa di lepre.
Lo sfoglia,e scopre trattarsi di un libro di ricette. Ma ricette (LE RICETTE SONO IN FONDO AL RIASSUNTO!) strane, macabre, da girare la testa per l’orrore. Con spirito d’osservazione il mago trova però subito ciò che cerca. Pare proprio che la vasca col vino vista in un angolo della caverna contenga una soluzione, in realtà una marinatura secondo il libro, potenzialmente incendiaria. Rajo, fa due più due con l’unto che ricopre il mostro e con il libro ben stretto si lancia verso la vasca. Salvo venir spiattellato contro il muro da una manata del mostro. Per fortuna il colpo non è portato volontariamente, è solo frutto del caos del combattimento, e il mago se la cava con un lieve stordimento e qualche ferituccia.
Intanto, ormai giunti al soffitto della caverna Vlad e Zerth si lasciano cadere ad armi spianate sul mostro. Lo feriscono gravemente, ma ne subiscono anche la reazione. Il primo viene scagliato via proprio sulla gamba d’un tavolo ribaltato, che gli perfora il basso ventre.
Il secondo rimane aggrappato alla schiena con le spade, ma l’essere indietreggia d’un passo spiaccicandolo contro la parete. Il mezz’elfo ne esce ferito e unto.
Intanto Rajo ha preparato delle bombe incendiarie svuotando le sue fiale e strappando parte del suo mantello.
Appena in tempo, perché Faren, viene afferrato dal mostro, che tenta di ingoiarlo. Il nano però gli pianta il martello da guerra nel palato. In preda al dolore il mostro lo scaglia via, mandandolo ad atterrare proprio nella vasca del vino.
Ormai abbastanza provato il fu Barone ricorre al suo ultimo attacco: il vomito. Un’ondata di acido verdastro unito a pezzi di digestioni fallite si riversa dalla sua bocca nella sala. A parte il povero Vlad, che tanto non può fare per scansarsi tutti ne escono illesi.
E l’attacco si ritorce contro il barone. Proprio mentre ha la bocca spalancata, Rajo lascia infatti partire la sua bomba. Il tiro del mago è buono, ma quello del mostro è meglio (per pg, visto che ho fatto 1). La “molotov” gli finisce dritta giù per l’esofago.
Un’esplosione sorda, poi il barone inzia ad accartocciarsi su se stesso, in un gorgo di carne che emette orrendi rumori di risucchio. Pezzi d’ossa insanguinate squarciano il grasso.
Infine rimane solo un' immane montagna d’adipe insanguinato. Da una delle pieghe della ciccia spunta, di nuovo, impresso a fuoco, il marchio dell'uomo dalla testa di lepre.
Silenzio.
Dagli spiriti emergono tre figure nere. I pg trasaliscono riconoscendole, il fabbro, il farmacista, il cacciatore. Le loro lunghe mani d’ombra s’intrufolano nel mucchio di carne, da cui iniziano a provenire grida di dolore e lamenti. Infine l’oscura anima del barone ne viene estratta. I tre spariscono nelle profondità della terra portandosi dietro il loro ex padrone.
Gli spiriti svaniscono.
La bambina ringrazia i pg con un inchino, poi il suo corpo s’accascia al suolo, mentre gli spettri delle sorelle prendono per mano la sua anima e la portano via, finalmente in pace.
I pg raccolgono le loro 1000 monete d’argento e se escono nella luce bianca del mattino. Fra gli abitanti nessuno parla ma tutti sorridono.
Seduti in una stanza del castello Rajo mostra ai compagni ciò che ha trovato nel libro, ciò che segue.



LE TRE RICETTE:


…et badate ch’esse non abbiano a soffrire. La morte dee giungere per loro silente inattesa, si che paura non ne indurisca le carni.

Prima Ricetta – La Bollitura

Tal intingolo andrà preparato con le carni della figlia più grande. Esse infatti, ormai d’una età siffatta, verranno ammorbidite dalla lunga cottura in acqua. Tagliate il corpo in pezzi, partendo dalle estremità. et ognuno disossate badando di non romper la carne. Immergete poi ossa e cartilagini in acqua posta a bollore sopra un fuoco d’arancio*.
Quando il brodo sarà di gran sapore e denso, nell’ultima notte di luna calante, ponetevi in cottura la carne.
Cuocete finchè l’astro nel cielo non tornerà a crescere.
Togliete la carne dal brodo, e ponetela sopra il fuomo d’un fuoco d’erica* per meno di due giri di clessidra.
Ributtate i pezzi nel calderone nell’ordine in cui li avete staccati dal corpo.
Servite in tavola nel buio più totale.
Accendete una sola candela, nera. Ingoiate una moneta d’oro purissimo.
Iniziate a mangiare.

*Aranci. Maledette piante che crescono solo al sole. Solo nel giardino del signore di Hazlan ne crescono. Non dirò cosa quel bastardo ha voluto in cambio.

• Maledizione! Le piante d’erica dei boschi son tutte colpite da strana malattia, che pare farne sanguinare i rami quando li si strappa. Gli idioti dei miei servi non han portato a termine il raccolto. Sciocchi superstiziosi. Li ho fatti impiccare. Solo Dragutin non s’è fatto scrupoli.


Seconda Ricetta – La Cottura nel forno.

Si decapiti il corpo della seconda figlia, tenendo la testa da parte. Lo si svuoti delle interiora. Lo si massaggi dentro e fuori energicamente con neve purissima del picco più alto* e petali di rosa nera.
Si attenda il giorno della fioritura dei ciliegi. Allora nel momento in cui il primo bocciolo si apre, si accenda il forno col legno del letto sui cui la figlia fu concepita. S’ inserisca il corpo intero. Quando sarà cotto, toglierlo, tagliarlo e tenere i pezzi in caldo.
Prendere allora la testa. Con polvere di corna di cervo femmina realizzare una glassa* con cui ricoprire gli occhi dopo aver tagliato via le palpebre.
Mettere allora la testa nel forno. Dopo che tre candele rosse si saranno consumate toglierla. La glassa avrà mantenuto intatti gli occhi.
Servire tutto in tavola e mangiare di fronte a uno specchio rovesciato*. Da ultima la testa. Spaccate il cranio con un martello d’argento. Il calore avrà cotto il cervello dentro il cranio. Mangiate gli occhi, prima il destro e poi il sinistro, poi prendete la grigia materia con le mani, ringraziando per il dolore dovuto al calore, e ingoiate.

*Stupido cartografo! Non sa nemmeno dirmi qual è il monte più alto del mio regno. L’ ho fatto strangolare e ho mandato una spedizione guidata da Dragutin a scoprirlo. La misurazione è però approssimativa. Non s’era mai vista una tempesta di neve tanto forte. Non hanno potuto avvicinarsi abbastanza.

• Mentre Dragutin spogliava il corpo delle corna la vecchia è apparsa nel bosco, fissandolo per lungo tempo in silenzio. mi ha chiesto il permesso d’ucciderla. “Sono successe troppe strane cose. E ancora non siamo…” Ha detto. Ho fatto appena in tempo a zittirlo. Se LORO sapessero cosa volgiamo fare...non oso pensarci. ucciderla? No. non adesso. E solo una vecchiaccia bavosa. Il primo fallimento è colpa nostra.

* Rovesciato? Che significa? I miei specchi non hanno un verso. Vorrei chiedere ad Hamlin, ma il mio amato mercante, fidato amico e consigliere, se n’è andato. Chissaddove. Mangerò davanti al retro d’uno specchio.


Terza Ricetta – La Bragia:


se c’è un dio doni potere al mio fuoco! La puttana impazzita è sterile come cagna morta. Altra occasione non avrò.

Loro tornano, tornano tornano ogni notteogni note. Vale la pena essere … (NON DEVONO SAPERE) per vivere una vita d’incubi?

Ponete il corpo della terza figlia, la più tenera, ancora intero, in una marinatura di vino rossa sangue, ginepro, alloro, aglio,

si vale.

sei gocce del vostro sangue e il veleno di sette salamandre.
Lasciatelo sotto la luna piena di novembre per tutta la sua durata.
Toglietelo e tagliate con una lama d’argento prima la lingua, le estremità e poi la carne della testa.

Non era morta! No! No! No! Sento gli occhi su di me! ma che vengano, invadano ogni specchio finestra e mente! Grazie Hamlin, grazie mio fido amico
Anche se dovrò dannarmi nell’incubo Ab Aeterno io sarò

fate gran bragia coi rami destri d’una quercia sorta sulle sponde di un lago cristallino in cui avrete nuotato tre volte. Condite la carne con cannella, sandalo, cardamomo, terra dalla tomba d’un neonato.
Fissate la brace finchè vi dorranno gli occhi. Quando la tredicesima lacrima cadrà sul terreno. Togliete la carne e mangiatela sulla lapide d’un vostro congiunto.




IMMORTALE!



In sostanza, capiscono i nostri, il Barone (in corsivo le sue annotazioni alle ricette) aveva divorato le prime due figlie, e aveva intenzione di divorare la terza, perché il libro donatogli da Hamlin il Mercante asseriva che così facendo avrebbe ottenuto l’immortalità. Per realizzare il suo piano si è avvalso dell’aiuto di suoi tre compaesani: il fabbro per gli strumenti, gli utensili, il farmacista per rendere feconda la moglie, il cacciatore per recuperare gli ingredienti e gestire la situazione in paese. Gli spiriti apparsi nella caverna sono quelli dei poiveretti mandati acercare l'erica per la prima ricetta, e del cartografo citato nella seconda.
Certo pensa Rajo, queste ricette sono veramente vaghe e fraintendibili…
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